La villa, costruita nella seconda metà del Settecento per volere del Duca Gerolamo Riario Sforza, passò per eredità ai suoi tre figli Giovanni, Tommaso e Vincenzo fino a giungere, nel 1818, alla figlia di quest'ultimo, Giovanna, moglie del maresciallo Nugent, che la trasformò completamente secondo il gusto neoclassico dell'epoca. Del primitivo aspetto non resta traccia se non nella descrizione del Palermo del 1792: ".....La bella villa Riario.....può chiamarsi la regina delle ville non solo di questi luoghi; ma di tutta Napoli, di quelle, che 'a privati appartengono, niuna essendovene che la eguagli in magnificenza, buon gusto e splendidezza".
I lavori di modifica furono realizzati a partire dal 1832 e continuarono fino al 1860, anno in cui morì Giovanna Riario. Nel 1864 la villa fu venduta a Giovanni Aspreno Galante e, da questi, nel 1879, alla famiglia Aprile che ne è stata proprietaria fino a pochi anni or sono. Questa importante famiglia di Ercolano diede grande impulso alla vita mondana con ricevimenti, feste e banchetti; inoltre con una precisa organizzazione destinò alcuni ambienti della villa ad uso albergo per ospitare famiglie illustri che volevano soggiornare in loco per godere della salubrità dell'aria e del clima mite.
Costruita a ridosso del Miglio d'Oro, a breve distanza dalla Reggia di Portici, questa splendida dimora aristocratica è dotata di un vasto e splendido parco che conserva intatte tutte le caratteristiche del giardino romantico, dove Giovanna Riario volle esprimere il gusto del suo tempo. All'Ingresso, come sfondo del portale e con la veduta del dolce pendio del viale, vi è una peschiera adorna di chiocciole marine, nel mezzo troneggia la statua marmorea di Prometeo (uno dei Titani, figlio di Giapeto e Chimene che fu punito da Zeus per aver regalato il fuoco ai mortali), scolpita con maestria a Massa Carrara, che riflette nelle acque la sua possente mole. Agli angoli del piano della peschiera vi sono quattro statue anch'esse di marmo raffiguranti divinità tra cui Apollo e Pomona. Da questo punto si diramano i viali che conducono ai due tempietti simmetrici, consistenti in un piccolo spazio, preceduto da un pronao e dedicati all'Amicizia ed alla Felicità, uno di questi fu trasformato dal figlio di Aprile in abitazione. Passeggiando tra gli ombrosi viali, tra siepi di bosso e cespugli mediterranei si incontrano vari episodi architettonici: un piccolo teatro all'aperto, le cui quinte fanno da sfondo ad una vasca realizzata in tempi recenti; lo chalet svizzero preceduto da un ampio specchio d'acqua ed ispirato alle costruzioni alpine; il laghetto artificiale circondato da piccole grotte ed alimentato da una cascata che sorge dai ruderi di una torre mediovale; il finto rudere di un tempio dorico con una struttura a stucco che imita mura ciclopiche. Sul fondo del viale, due colonne corinzie (anticamente incorniciavano l'affresco, oggi perduto, raffigurante un pompeiano che fugge la lava, portando tra le braccia un sileno ebbro) sono il limite attuale del parco, tagliato dalla costruzione di una strada realizzata in tempi recenti. Altri elementi come anfore con conchiglie, falsi bassorilievi antichi, copie di busti romani ed altre bizzarrie, nonostante molte altre cose siano andate distrutte, la rendono una tra le più belle dimore del Miglio d'Oro.
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