L’ampia rete cimiteriale, che si sviluppa all’interno del colle di Capodimonte, è una delle più autorevoli testimonianze della civiltà tardoantica a Napoli. Le fonti informano che in corrispondenza del vestibolo inferiore, dove si trovavano i sepolcri di una famiglia gentilizia, tra il II ed il III secolo, partì una fitta rete di cunicoli, ambulacri, cubicoli e ampie cappelle, interamente ricavate nel tufo ed ampliate a partire dal V secolo, quando da Fuorigrotta, arrivò il corpo del martire di Benevento, san Gennaro, decapitato a Pozzuoli, presso il vulcano Solfatara, il 19 settembre del 303. Tra le testionianze più importanti, oltre alla tomba del santo, si ricordano l'affresco di San Gennaro tra Cominia e Nicatiola del V secolo, l'affresco della famiglia di Theotecnus, datato al VI secolo e poco distante, la “Cripta dei Vescovi”, dove si possono ammirare pregevoli mosaici come quello raffigurante San Quodvultdeus (“quello che Dio vuole”). Ma forse il più interessante è l'affresco recentemente restaurato dell'orante Cerula: un'ampia raffigurazione di una donna in età paleocristiana.
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