Il palazzo, progettato come propria dimora da Ferdinando Sanfelice - pare già a partire dal 1713 e completato ben 18 anni dopo - è noto dal nome del suo autore, riportato anche alle due epigrafi marmoree, affiancate da coppie di sirene, poste al di sopra dei portali, rispettivamente al civico 2 e al civico 6, di via Sanità. Il primo ingresso è in asse ad una scala a tenaglia che collega il livello stradale al piano nobiliare. Ma è il secondo che merita una particolare attenzione. Infatti, varcato l'androne con l'affresco di una Vittoria alata che sorregge gli stemmi dei Sanfelice e dei Ravaschiero, la famiglia della moglie dell'architetto, si ammira subito la scala aperta. Per questa particolare caratteristica, l'intera dimora, è considerata una delle più originali della città, al punto che in diverse occasioni, è stata più volte scelta per famose rappresentazioni teatrali come “la Gatta Cenerentola”, del maestro Roberto de Simone, nel 1976 e alcuni brani di celebri film, come “Le quattro giornate di Napoli”, di Nanni Loy, girato nel 1962, con Aldo Giuffrè e Lea Massari e “Questi fantasmi”, di Renato Castellani, del 1967, con Sophia Loren e Vittorio Gassman.
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