Ercole è rappresentato nudo, barbato, con la testa inclinata verso sinistra e lo sguardo rivolto verso il basso. Poggia il suo peso sulla clava, ricoperta dalla pelle leonina ripiegata a doppio con il muso di profilo, dritta su una roccia. Il braccio destro è voltato dietro la schiena a reggere i pomi delle Esperidi appena conquistati. La scultura, che probabilmente era completata dalla figura del figlioletto di Ercole, Telefo, a giudicare anche dalla presenza di due incavi presenti nella base, è una rielaborazione ingrandita della scultura bronzea, oggi perduta, creata da Lisippo nel IV sec. a.C., raffigurante l'eroe in riposo. Fu rinvenuta nelle Terme di Caracalla priva della mano, dell'avambraccio sinistro (ora in gesso) e delle gambe, integrate, all'epoca del rinvenimento, da Guglielmo Della Porta, allievo di Michelangelo. Quando furono trovate le gambe antiche, si decise di lasciare quelle di restauro perché considerate di fattura superiore, e solo alla fine del Settecento gli interventi conservativi di Carlo Albacini reintegrarono le gambe originali. Quelle cinquecentesche sono ora esposte nei pressi dell’Ercole. La statua era stata rinvenuta nelle Terme di Caracalla insieme a una simile, il cosiddetto Ercole Latino, portato nel 1788 nella Reggia di Caserta, dove oggi è visibile nei pressi dello scalone d’onore.
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